E’ Vero che le bambine parlano prima e di più dei loro coetanei maschietti?
Un recente studio ha tentato di spiegare questo particolare fenomeno di “genere” osservato da tutti i coloro che hanno la fortuna di lavorare, come me, con i bambini molto piccoli.
Tra i 2 e i 3 anni di vita, i bambini attraversano una fase denominata Speech Readiness (Lennenberg) ovvero un periodo di massima attitudine all’apprendimento verbale. In questa fase dello sviluppo umano, può capitare come è successo molte volte anche a me occupandomi anche di disturbi del linguaggio, di imbattersi nei “Late Talkers”, ovvero, in quei soggetti collocati tra i 18 e i 23 mesi, che presentano un forte ritardo linguistico (in grado di produrre meno di 10 parole diverse e tra i 24 ed i 36 mesi meno di 50 parole). Si tratta di bambini che hanno un normale sviluppo intellettivo e socio-affettivo e che non hanno alcun apparente danno neurologico, semplicemente parlano tardi e, inspiegabilmente sono in prevalenza maschi.
Una ricerca pubblicata su The Journal of Neuroscience dal titolo “Foxp2 Mediates Sex Differences in Ultrasonic Vocalization by Rat Pups and Directs Order of Maternal Retrieval“condotta da J. Michael Bowers and Margaret M. McCarthy, dell’Università del Maryland a Baltimora, sembra svelarci le ragioni di questa fenomenologia di genere. Una proteina, la FOXP2, collegata alla capacità di vocalizzare nei mammiferi, avrebbe livelli più elevati nel cervello delle bambine in accordo con le loro maggiori e più precoci capacità comunicative (dimostrata dal molti studi). Questa importante scoperta ci svela alcuni meccanismi genetici e ci aiuta a discriminare meglio il ruolo dell’ambiente, che resta una delle determinanti più importanti nell’apprendimento del linguaggio.
Perla Boccaccini
Fonti: Le Scienze, The Journal of Neuroscience
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