Enuresi Notturna del Bambino

L’Enuresi notturna è un disturbo connesso alla perdita involontaria ed incosciente di urina durante il sonno. Si tratta di un disturbo relativamente comune, si stima ne soffrano circa il 10% dei bambini dall’età di 5 ai 12 anni. Questo disturbo ha una forte rilevanza emotiva nel  vissuto del bambino e molti genitori nel tentativo di salvaguardare la sua autostima, fortemente compromessa dalla difficoltà e dall’ impatto sociale connesso al problema, preferiscono non parlarne, confidando in una sua fisiologica e evolutiva risoluzione. Ma spesso il problema non si risolve da solo e prima o poi i genitori si trovano costretti o ad affrontarlo tardivamente accrescendo il senso di inadeguatezza del bambino e della loro autoefficacia, oppure ad evitarlo, accrescendone il valore simbolico e trasformandolo in un vero e proprio tabù, con la conseguenza di aumentare lo stress psicologico del bambino ma anche le preoccupazione e le tensioni familiari.

La ricaduta nella popolazione infantile del fenomeno è molto diffusa: si stima che ne soffra il 25% dei bambini tra i 4 e i 5 anni, il 15% dei bimbi tra i 6 e i 7 anni e il 6% dei bambini tra gli 8 e i 12 anni.

L’Enuresi viene classificata in Primaria, se il bambino non ha mai raggiunto il controllo sfinterico di notte ed in Secondaria o Regressiva, in quanto insorge successivamente ad un periodo di continenza portando il bambino a bagnare di nuovo il letto. L’Enuresi primaria è spesso di tipo familiare-genetica, mentre la secondaria è spesso legata a conflitti insorti in una fase successiva (nascita di un fratellino, inserimento in asilo, separazioni, lutti, etc). In entrambi i casi va esclusa la presenza, seppure rara, di cause organiche.

Il tipo di intervento che propongo rientra nel “Parent Coaching” ovvero in colloqui strutturati con i genitori finalizzati alla valutazione delle cause e la dimensione psicologica del problema individuando le strategie più efficaci per la risoluzione del disturbo.

Nel corso degli incontri potrà essere valutata la possibilità di utilizzare una strategia di matrice cognitivo-comportamentale.

Perla Boccaccini

 

 

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